
Oggi alla Scuola Ufficiali Carabinieri, all’Università Niccolò Cusano, al Senato della Repubblica e Parrocchia di Santa Maria Maddalena De’ Pazzi
Roma, 18 gennaio 2023 _ “Alla fine della vita non ci sarà chiesto se siamo stati credenti, ma credibili”, le parole di Rosario Livatino che suonano come un lascito che ci esorta a scelte di vita coerenti e coraggiose, hanno concluso il toccante discorso pronunciato questa mattina dal Generale dell’Arma, Giuseppe Governale rivolto ai tanti ufficiali presenti in Aula Magna durante la visita della Santa Reliquia del Giudice Livatino alla Scuola Ufficiali Carabinieri di Roma.
La Peregrinatio Beati Rosarii Livatino continua la sua missione: portare il nome e l’esempio del giudice martire della mafia nei luoghi simbolo del Paese e cuore della democrazia come ha dichiarato il Generale Governale. “Si tratta di un’iniziativa straordinaria e importante che mette in luce la figura di un uomo, di un magistrato, di un giudice, di una persona umile che aveva tra i suoi principi fondamentali l’indipendenza e l’autonomia della magistratura, ma anche l’apoliticità e soprattutto l’etica. Ha vissuto in terra di mafia consapevole dei rischi e li ha affrontati con determinazione, con umiltà, con un approccio sicuramente rivolto al bene comune e con una straordinaria cifra distintiva: l’amore verso la collettività e verso i principi cristiani. Sono argomenti che fanno di lui un esempio da seguire, ecco perché con grande favore abbiamo ricevuto questa iniziativa e siamo grati a coloro che l’hanno voluta”.
L’evento che sta riscuotendo forte interesse e partecipazione è stato organizzato dalla Venerabile Arciconfraternita di Santa Maria Odigitria dei Siciliani in Roma e dal Comitato Organizzativo Peregrinatio Beati Rosarii Livatino che hanno scelto di rendere partecipi della figura del Beato anche i giovani, portando la reliquia nelle università.
Così oggi, sono stati gli studenti dell’Ateneo Niccolò Cusano a confrontarsi con gli insegnamenti di Rosario Livatino come racconta il Rettore Fabio Fortuna: “Di certo questo è un evento importante per la nostra università e aggiungo un onore e un piacere avere qui la reliquia del Giudice Livatino, figura che si è distinta a livello umano ma che ha unito al suo impegno civico anche una grande fede che lo ha portato ad essere oggi Beato. Un simbolo della lotta alla mafia che ha pagato con la vita l’essere credente e servitore dello Stato”.
“La camicia rappresenta il momento finale, l’ultimo atto dove Livatino con la stessa umiltà che ha segnato la sua esistenza si è rivolto al suo assassino tentando di fargli comprendere cosa stava facendo – aggiunge Stefano Bandecchi Presidente del Consiglio di Amministrazione di Unicusano – e proprio nei giorni della notizia dell’arresto del boss Matteo Messina Denaro, questo momento diventa un emblema ancora più forte. Aggiungo che, a livello personale, vedere una reliquia che ha pochi anni colpisce in maniera profonda”.
Dopo l’importante appuntamento ieri alla Camera dei Deputati, nel pomeriggio ‘la camicia macchiata del sangue versato in difesa della fede e della giustizia’ è stata accolta con tutti gli onori dal Senatore Ignazio La Russa Presidente del Senato che l’ha ricevuta nella Biblioteca del Senato della Repubblica dove si è svolto il convegno: ‘L’attualità del Beato Rosario Livatino’,organizzato dal Centro Studi Livatino che ha visto la partecipazione al tavolo dei relatori del Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità. Ha aperto il Convegno il Presidente del Senato Ignazio La Russa, al quale sono intervenuti: il Dott. Domenico Airoma, Procuratore della Repubblica di Avellino e Vice Presidente del “Centro Studi Rosario Livatino”, il Dott. Gianluca Grasso, Magistrato, Direttivo Scuola Superiore della Magistratura, il Dott. Francesco Lo Voi, Procuratore della Repubblica di Roma, il Dott. Alfredo Mantovano, Sottosegretario di Stato, e il Prof. Avv. Mauro Ronco, Presidente del “Centro Studi Rosario Livatino”.
L’intervento del Senatore Ignazio La Russa ha messo in luce un messaggio importante che ci ha lasciato Rosario Livatino, capace di portare la lotta alla mafia dal piano del diritto a quello della morale. Non più e non solo lotta alla criminalità quindi, ma un’autentica battaglia di libertà. E così il ‘Giudice Martire’ ci ha lasciato la speranza di sconfiggere davvero la criminalità organizzata e di estirparla partendo proprio dalle sue radici sociali e culturali. Una speranza più forte della paura, della rassegnazione, dell’omertà. Una speranza forte com’è stato l’applauso dei cittadini di Palermo che ha accompagnato i carabinieri impegnati nell’arresto, dopo quasi trent’anni di latitanza, del boss Matteo Messina Denaro. Ha poi continuato il Senatore La Russa sottolineando come questa sia una vittoria dello Stato per la quale si è congratulato con i rappresentanti delle forze dell’ordine e i magistrati che hanno perseguito con determinazione il risultato senza mai arrendersi. Ma anche una vittoria della società civile, dell’Italia e della Sicilia bella, vitale, generosa che sta dalla parte della giustizia. Rendere omaggio alla memoria di Rosario Livatino significa farsi carico del dovere di testimoniare il suo esempio e la sua storia. Il dovere di tramandare, specie ai più giovani, il suo messaggio di fede, di fiducia e di non dare tregua alla mafia, diffondendo sempre, senza incertezze o esitazioni, quei valori di giustizia che sono alla base dell’essere cristiani e della comunità nazionale.
Per il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità, Rosario Livatino è un giudice che ha saputo infondere anche nell’esercizio della giustizia quei principi cristiani che la rendono umana: “Proprio lui ci dà l’esempio di come i valori del Vangelo, se vissuti all’interno di un ambito così delicato come quello dell’amministrazione della giustizia, possono davvero renderla umana e non accentuare soltanto l’aspetto della sanzione, quindi della pena, ma recuperare tutto l’aspetto della riparazione e della redenzione. Quindi al centro c’è sempre la persona e l’attenzione al suo recupero”.
Per il Dott. Domenico Airoma oggi è veramente un bel giorno, come ha egli stesso espresso: “Per noi che crediamo che quello che accade nella storia degli uomini non accade mai a caso, ma che c’è sempre l’orma della Provvidenza, questo è un giorno che verrà ricordato. Perché quella reliquia significa il sacro che entra nelle istituzioni, impersonato da un uomo che ha dato la propria vita per la giustizia, quindi si può immaginare quanto questo significhi per un magistrato”.
La giornata si è conclusa con l’arrivo del Santo Cimelio alla Parrocchia di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi accolta da Monsignor Daniele Salera, Vescovo Ausiliare per il Settore Nord della Diocesi di Roma,insieme ai giovani ragazzi arrivati per conoscere l’esempio lasciato dal Beato.
Presenti alla cerimonia anche il Presidente Nazionale dell’Azione Cattolica, Prof. Giuseppe Notarstefano, e il Dott. Francesco Minisci, Sostituto Procuratore della Repubblica a Roma.